Un impianto a norma, dotato di tecnologie per la sicurezza ed attrezzato per garantire al massimo salute dei cittadini, ambiente ed assenza di miasmi.
E’ la fotografia dell’impianto di compostaggio di Eboli, che nonostante la grande attenzione con cui viene gestito, si è ritrovato al centro di qualche polemica improvvidamente sollevata.
«L'umido arriva in impianto, scaricato all'interno a porte chiuse, poi passa alla prima fase in camere-forno chiuse, collegate ai biofiltri per circa 2 settimane ed in questa fase evaporano le sostanze organiche del rifiuto e con esse la gran parte dei suoi odori - spiega l’assessore all’ambiente del Comune di Eboli, Ennio Ginetti -. Poi passa ad una seconda fase di prima maturazione che dura circa 6 settimane, il tutto al chiuso, senza mai avere contatto con l'esterno, e viene mescolato con proporzioni del 25% a sostanze vegetali, il verde di città in pratica, ed anche questo ambiente è collegato ai biofiltri. Infine, la terza ed ultima fase di maturazione: l'anno scorso avveniva all'aperto sotto una tettoia; da questo inverno è stata chiusa ed agganciata anch' essa ai biofiltri, rendendo il tutto quasi anaerobico e dura altre 5 settimane circa».
Dunque misure di sicurezza e prevenzione anche al di là di quanto prescritto ed infatti il risultato è considerato eccellente. «Dopo questo processo - spiega ancora l’assessore Ginetti - abbiamo un compost certificato dalla Regione Campania. Tutte le fasi vengono monitorate da un complesso software, gestito da personale specializzato. Gli ambienti sono continuamente sanificati e videosorvegliati ed inoltre il nostro impianto lavora solo nelle ore diurne, dalle 7 alle 17, mentre l'aspirazione è ininterrotta per 24 ore».
Eboli, 27 luglio 2017